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Processo d'azzardo PDF Stampa E-mail
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Inviato da Pietro Diaz   
giovedì 06 giugno 2013
In Italia, penderebbero 1.300.000 (circa) processi penali, in fase preliminare ed “in primo grado”, 250.000 (circa)in appello, 28.000 (circa) “in cassazione”, secondo l’attendibile calcolo fatto da (la Radicale) Rita Bernardini, che smentisce quello diffuso dalla magistratura per il quale, i processi pendenti ammonterebbero, nell’insieme, a (quasi) quattromilioni.

Il calcolo della militante Radicale segnala, d’altronde, che i processi “contro ignoti” (destinati ad archiviazione) ammonterebbero a (quasi) sei milioni.

Ora se i processi pendenti contro “noti”:

-in (piccola) parte (quando non siano archiviati), sono conclusi con decreto di condanna (cioè, senza giudizio, se non “a colpo d’occhio”, del solo giudice), per lo più non “opposto” (pare che, i suoi notificatori, di solito agenti di polizia giudiziaria, invitino i destinatari a non opporli: perché la pena, detentiva, che potrebbe essere inflitta, sarebbe maggiorata e la pena pecuniaria, inflitta, sarebbe “una contravvenzione”, così compilando, indifferenti se non vogliosi, uno sterminato elenco di condannati a vita, e, inoltre, deflazionando, per mandato avuto o supposto, le pendenze dei processi);

- in altra (buona) parte (quando non siano archiviati), sono conclusi con sentenza applicativa di pena su richiesta dell’accusato ( cioè, senza giudizio, se non “a colpo d’occhio”, del solo giudice), non impugnabile (se non eccezionalmente), per lo più, pare, su suggerimento di “difensori” incompetenti o inefficienti (ben accetti ai procuratori della repubblica, per la stipulazione dell’”accordo” sulla pena);

- in altra (grande) parte (quando non siano archiviati), sono conclusi, a richiesta dell'accusato, con “rito abbreviato” (cioè sulla scorta, di solito esclusiva, delle prove di accusa raccolte dal procuratore della repubblica e dalla polizia giudiziaria, ed in cerca, l’accusato, della “attenuante del rito” che mitighi pene per lo più draconiane), da giudice singolo, (oltre il "monocratico") il “gup” che, oggi, sostituirebbe (per legge apposita e per la magistratura sua fautrice) validamente le Corti e i Collegi, a giudice multiplo, storicamente preposto, per tradizionale prudenza, alla impartizione degli ergastoli e delle pene multiennali (sono cioè conclusi, siffatti processi, senza “dibattimento”- quale luogo del contraddittorio nella formazione nella discussione e, di riflesso, nella deliberazione dell’affare- anzi, quelli delle prime due serie, come detto, sono conclusi, addirittura senza “giudizio”);

e solo nella restante (infinitesima) parte, i processi, sono conclusi con dibattimento (per capire meglio giuridicamente: a parte il decreto penale di condanna, solo il dibattimento poteva dare forma alla sentenza penale per ogni reato, nel regime monarcofascista, e dopo, fino al 1988, “repubblicano”… );

inoltre se:

- i processi alla seconda sentenza, della terza e della quarta serie predette, sono quasi tutti “confermati” se hanno condannato,sono “riformati” se hanno assolto (ciò per solidarietà funzionale, logica, teleologica, nonché castale, tra i giudicanti, e a scoraggiamento e punizione, deflattivi, dell'appello difensivo?), tanto che, secondo il calcolo di Bernardini, essi, non ammonterebbero a più di 250.000 circa; - i processi alla terza sentenza, delle due medesime serie, sono quasi tutti non ammessi “a Corte”, con l’arbitrio che, i ricorsi (difensivi) retrostanti, sarebbero contrari al "diritto vivente" a Corte, disertato, da questa, quello vigente nelle Stato, mentre i restanti, ammessi (eccetto quelli, accusatori, contro sentenze assolutorie) sono poi, quasi tutti, rigettati (a deflazione, stavolta, perfino materiale, somigliante tanto a “cestinazione”); tanto che, secondo il calcolo di Bernardini, ammonterebbero a circa 28000;

cioè, complessivamente, se:

- i processi delle prime due serie sono conclusi nel tempo della vergatura dei dispositivi (oltre quello per il riempimento dei “calamai”…); - i processi della terza serie, sono conclusi nel tempo della presa d'atto collettiva del prefabbricato accusatorio, alla prima sentenza, oltre quello della lettura dei dispositivi di conferma in Appello e di “cestinazione” o rigetto in Cassazione); - i processi della quarta serie, sono conclusi, oltre che nel tempo, ordinario, del dibattimento (alla prima sentenza), in (non altro che) quello, in Appello e in Cassazione (della conferma della cestinazione o del rigetto) appena detto (eccettuati, ovviamente, quelli ad istanza accusatoria, l'adesione alla quale delle Corti, comunque, e', di solito, fulminea);

se, insomma, così è:

l’opposto calcolo della magistratura è pura propaganda, tesa alla deflazione (d’altronde, gia' acquisita sostanzialmente) formale, della seconda sentenza, e, ancor prima, della terza sentenza (d’altronde, già prima acquisita sostanzialmente, per autocassazione della Corte), e che, falsificando sulla quantità delle "pendenze", sui tempi del loro smaltimento, sui modi reali d'esso al cospetto dei diritti universali dell'accusato, punta oramai alla sentenza unica, al processo d'azzardo (nel quale, ovviamente, l’accusa avrebbe nulla da temere, non “separata”, come è, dal giudice: sconcerta quanto, la propaganda, falsifichi, collateralmente, sulla prescrizione: per quanto detto sui tempi effettivi di conclusione dei processi, per i massimi edittali delle pene cui essa si commisura, via via surrettiziamente innalzati, che ne fanno uno spettro al servizio della magistratura, oramai vogliosa, al pari della divinità veterotestamentaria, di punibilità in perpetuo, degli umani);

d'altronde se, per il calcolo della militante Radicale, i processi "contro ignoti" (spesso noti, ma così denominati per opportune manovre giudiziarie, peraltro sperimentate e affinate anche nel percorso inverso, degli ignoti denominati noti), tali (pressochè) esclusivamente per volontà o nolontà (intenzionali o no), contro le potenzialità (affrancate anche dalla quantità reale delle “pendenze”), della magistratura, ammonterebbero a circa sei milioni, è manifesta la sovranità giuridica giudiziaria materiale morale sociale politica, d’essa.

P. Diaz

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