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Sul potere di punire PDF Stampa E-mail
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Inviato da Pietro Diaz   
giovedì 04 novembre 2004
Il potere di punire non è discusso in alcuna cultura, intesa come sintesi della esperienza progressivamente stratificata entro un aggregato umano; non è discusso nell'aggregato, nè in alcun suo sottoaggregato ( dalla famiglia ai raggruppamenti superiori: esemplificando).
Nè è discusso in alcuna subcultura, intesa come sintesi della esperienza predetta, entro un aggregato sociale dai mezzi e dai fini, e dai relativi valori, alternativi. quando non opposti. a quelli della cultura...
Il potere di punire non è discusso in alcuna cultura, intesa come sintesi della esperienza progressivamente stratificata entro un aggregato umano; non è discusso nell'aggregato, nè in alcun suo sottoaggregato ( dalla famiglia ai raggruppamenti superiori: esemplificando).
Nè è discusso in alcuna subcultura, intesa come sintesi della esperienza predetta, entro un aggregato sociale dai mezzi e dai fini, e dai relativi valori, alternativi. quando non opposti. a quelli della cultura.
Non è discusso nell'essere, e nell'agire, e, nelle relative ragioni, come se fosse sorretto da una legge fisica irresistibile. Mentre è discusso nel grado e nel modo, anche procedurale, dell'agire; nella cultura, comunque, assai più dinamicamente che nella subcultura. Basti considerare, della prima, la misura temporale dell'affrancamento (ci riferiamo alla cultura europea), dell'atto punitivo, dall'atrocità delle pene corporali o capitali; rispetto a quella della seconda: esemplificando, nella subcultura "criminale" (di rango elevato), quell'atrocità è assolutamente stabile, e pienamente vigente (potrebbe così ritenersi che la subcultura sia il luogo di conservazione degli avanzi della cultura; che essa sia il suo prodotto di scarto, ma anche, contemporaneamente, e drammaticamente, il ricettacolo dei suoi mezzi e valori originari).
Se è discusso, il potere di punire (variamente), nel grado e nei modi, anche procedurali, del suo esercizio, tuttavia non è, neppure minimamente, discusso, nella ragione di essere, nel perché. Più precisamente, quando avvenga, la discussione sconta sempre l'inomissibilità del punire, e del relativo potere, investe solo la loro giustificazione, che persegue generalmente traverso la prospezione di scopi: si punisce per prevenire, per retribuire, per quant'altro.
Ora, sia perchè la giustificazione cennata, culturalmente o subculturalmente allestita, è, a sua volta, ampiamente discutibile (nelle premesse assiologiche, prasseologiche o semplicemente logiche), sia perchè non è meno discutibile che la punizione generi, e mostri, una asimmetria sociale repellente, tra assoggettante e assoggettato, tra la potenza efferata del primo e l'impotenza umiliata del secondo. Per ciò la discussione è in omissibile. "
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